Armando Curcio Editore

La libertà è un colpo di tacco – due chiacchiere con l’autore

 

Il libro su Socrates di Riccardo Lorenzetti

 

Per la prima volta si racconta di una democrazia ottenuta attraverso il calcio. In periodi in cui Videla voleva l’Argentina campione per rinnovare il fasto della dittatura, o doutour ha inventato un calcio proletario?

Il Corinthians di Socrates, più che un calcio proletario, indica e poi percorre una strada originale. Al di là dei contenuti politici e ideali, per la prima volta si assiste ad una squadra di calcio che rappresenta qualcosa di diverso da quello che siamo abituati a pensare.Perchè non è più solo giocare partite di pallone, vincere o perdere. E’ un messaggio che si fa carne in modo inusuale e servendosi di un mezzo apparentemente insignificante: lo sport, e i campioni che ne sono protagonisti. Poche volte è successo che l’opinione pubblica sia stata sensibilizzata da quello che succede in uno stadio, o in un qualsiasi terreno destinato alle gare sportive: viene in mente il Cassius Clay-Mohammed Alì, che combatte sul ring anche la battaglia sul Vietnam e sui diritti dei neri. Gli atleti di Mexico 68, con quel podio leggendario o addirittura il Jesse Owens del 1936, che vince le medaglie d’oro in faccia a Hitler ed al Nazismo imperante.
Il Corinthians degli anni 80 è, più o meno, un tentativo di questo genere. Smuovere la coscienza di un popolo attraverso la popolarità e la suggestione che hanno, o esercitano, i campioni e le loro imprese: in questo caso, servendosi del “futebol”, che in Brasile è lo sport più importante.

Si può dire che per la prima volta undici giocatori sono stati davvero un collettivo?

Il Corinthians è stato un collettivo in virtù delle grandi doti carismatiche del suo capitano, “O Doutor”, che con la sua personalità ha saputo coinvolgere la squadra e darle un indirizzo concreto, e non banale, nè velleitario. Ciò non toglie che all’interno dello spogliatoio ci fossero altri personaggi di grande spessore, che la “Democracia” l’hanno fortemente spalleggiata e portata avanti (il difensore Wladimir, per esempio). Poi, c’erano anche voci contrastanti: il portiere Leao, per esempio, che era di idee politiche di tutt’altro tipo. E c’è chi sussurra come l’idea dell’autogestione (negli orari, negli allenamenti, nell’abolizione dei ritiri) fu ben vista da qualche giocatore che non aveva una gran voglia di fare vita da professionista. Tuttavia, l’esperimento funzionò, ed ebbe un suo impatto emotivo.

Perchè Socrates non ha reso in un calcio diverso dal Brasile, se dal libro si evince cha anche lì i giocatori picchiavano?

Il calcio di quegli anni era, comunque, un gioco violento. Lontano anniluce dalle regole odierne, dove si sventolano cartellini gialli e rossi per cose che trenta, quarant’anni fa avrebbero fatto sorridere… Basta rivedere su youtube, per esempio, il grado di violenza che ci fu in quell’Olanda Brasile del 74 (semifinale del mondiale!): o una qualsiasi partita del campionato spagnolo, dove dominavano le squadre basche e si verificavano entrate da codice penale…. Il Goikoetxea del Bilbao che spezza una caviglia a Maradona se ne esce con una semplice ammonizione. Lo stesso Gentile del Mondiale 1982, nel football attuale, avrebbe trovato arbitri meno accondiscendenti. E Zico, forse, quel pomeriggio avrebbe avuto vita un po’ più facile.
Ma il calcio era quello: le partite della Coppa Libertadores erano vere e proprie mattanze, e anche rivedendo le partite del Corinthians consideri un vero miracolo che, al termine dei novanta minuti, tutti i calciatori uscissero con le proprie gambe.
Socrates fallisce, in Europa, perché vi trova un football molto diverso dal suo. Ma non è solo questione della fisicità: trova un’impostazione molto più professionale e più fredda di quella alla quale era abituato… Si vede subito che, in Italia, è un personaggio totalmente fuori contesto. Ciò non toglie che nei primi tre mesi di Fiorentina, e pur con tutte le difficoltà legate alla preparazione atletica, per esempio, Socrates fa la sua degnissima figura. Poi ci si mette di mezzo un infortunio, i malumori della piazza, e lui, evidentemente, capisce che questo ambiente non fa per lui. E se ne va: rinunciando, peraltro, ad un bel mucchio di soldi.

Che cosa ha portato Socrates nel calcio brasiliano, cosa è rimasto, intravede suoi eredi in questa attualità di calcio di cyborg senza cuore?

Socrates è una leggenda, in Brasile. A quattro anni dalla sua scomparsa, avvenuta in circostanze addirittura magiche. Perché il campione si spegne esattamente come aveva previsto: in una domenica di sole, e nel giorno che il Corinthians vince il campionato Paulista. I Brasiliani, che a queste cose sono sensibilissimi, ne hanno fatto una piccola icona che va al di là dell’essere stato un grande calciatore ed il capitano della loro Nazionale.
Socrates (ma anche gente come Cantona, per esempio. O George Best) è difficilmente riproducibile. Il football, e lo sport in generale, non consente più molte variazioni sul tema. Il campione ha da essere campione sul campo, attraverso i risultati che fornisce e le vittorie
che ottiene. E questo basta e avanza per stuzzicare i tifosi e, ovviamente, crearci sopra un fatturato.

 

 Intervista di Ettore Zanca per http://gabbianonews.tv/